mercoledì 5 dicembre 2007

Bilbao e Palma di Maiorca (15 - 20/11/2007)


Ad agosto, girovagando in internet alla ricerca di qualche proposta di viaggio, mi imbatto nella pagina delle nuove tratte che Air Berlin, con cui avevamo già volato l'anno scorso da Bergamo a Berlino, avrebbe inaugurato il primo novembre con partenza da Milano Orio al Serio.
Fra i nuovi itinerari trovo, con grande piacere, un volo che, con scalo a Palma di Maiorca, da Orio al Serio arriva a Bilbao a metà pomeriggio; meta questa che, per uno studente appassionato di architettura contemporanea come me, è come Disneyland per più piccini...
Entusiasta, telefono immediatamente a Laura, la mia ragazza, e cerco di convincerla ad una capatina nella città dei Paesi Baschi proprio in concomitanza col suo compleanno.
Dopo qualche titubanza riesco a convincerla ed inizio così a cercare le migliori soluzioni per il viaggio ed il soggiorno; il 16 agosto prenotiamo voli ed hotel, tutto rigorosamente fai da te e tutto tramite internet e Postepay.
Dal sito della Air Berlin prenotiamo il volo di andata per il 15 novembre con partenza alle 11 e 20 da Orio al Serio, scalo di un'ora a Palma di Maiorca ed arrivo a Bilbao alle 16 e 30; orari molto comodi sia per la partenza, che non costringe ad alzarsi presto, sia per l'arrivo in pieno pomeriggio con la possibilità di trovare con calma l'hotel e goderci qualche ora di Bilbao già dal primo giorno.
Per il ritorno, visto che non eravamo mai stati a Palma di Maiorca e lo scalo proposto dalla compagnia aerea era di circa tre ore, propongo di fare il viaggio in due tappe: il 19 partenza da Bilbao alle 12 e 40 ed arrivo a Palma alle 14 e il 20 partenza da Palma alle 21 e arrivo previsto a Bergamo per le 23.
Per i quattro giorni a Bilbao e la notte a Palma di Maiorca consulto i più noti siti di hotel ed ostelli; tramite Booking la scelta cade sull'hotel Ria de Bilbao per i giorni nei Paesi Baschi, e sull'hotel Colon a Palma, i migliori per vicinanza al centro e rapporto qualità-prezzo.
Avendo organizzato il tutto con cura non ci resta che aspettare i mesi che ci separano dalla partenza.


Giorno 1 - Rotta su Bilbao
Finalmente arriva il 15 novembre. Le valigie sono pronte ed alle 8 si parte per l’aeroporto di Bergamo, ritiriamo i biglietti al check-in per entrambe le tratte, imbarchiamo le valigie, che non rivedremo fino a Bilbao, e, puntualmente, partiamo alla volta di Palma di Maiorca dove atterriamo in perfetto orario.
Il tempo di un panino al solito McDonald ed alle 15 e 10 parte il volo alla volta di Bilbao dove atterriamo alle 16 e 20; il tempo di ritirare i bagagli nell’aeroporto progettato da Santiago Calatrava e prendiamo il bus (1,25€) che dall’aeroporto porta fino a Piazza Moyua, dove vi è una stazione della metro, o fino al Termibus.
Scesi nelle vicinanze del Palazzo Euskalduna attraversiamo il ponte omonimo e percorriamo la Ribera de Deustu fino all’Hostel Ria de Bilbao; qui ci accoglie Sole che, gentilissima, ci dà qualche dritta sui luoghi da visitare, sui posti dove mangiare bene per pochi euro, sulle zone da vedere e quelle da evitare assolutamente e ci consegna la tessera magnetica della nostra stanza, una cartina tascabile della città, che si rivelerà utilissima, e gli orari della colazione - inclusa nel prezzo della camera.
Dopo una doccia ed esserci riposati qualche minuto usciamo per la prima visita della città: risaliamo la riva destra del fiume Nervion fino ad arrivare al Puente de Deustu, nelle cui vicinanze Sole ci ha consigliato un locale dove mangiare ottimi piatti combinati, l’Etxepe Berri Bar.
Stanchi per il viaggio rientriamo in hotel e ci addormentiamo pensando all’indomani.


Giorno 2 - Tradizione al Casco Viejo
Ci svegliamo per le 9 e facciamo colazione; appena fuori dall’hotel prendiamo il bus A4 che da Zorrotzaurre porta a Deustu (1,15€) dove scendiamo nella metro (1,10€ per la zona A), opera dell’architetto inglese Norman Foster, e in poco tempo raggiungiamo la stazione Casco Viejo che si trova nel cuore del centro storico; qui ci muoviamo fra le strette calles ricche di botteghe e negozi tipici.


Visitiamo Plaza Nueva, la Catedral de Santiago e, scendendo fra le Siete Calles, raggiungiamo la riva del fiume Nervino, sulla quale si affacciano la Iglesia de San Anton ed il Mercato de la Ribeira, il più grande mercato coperto dell’intera Spagna (a dire il vero decisamente fatiscente) dove si trova ogni tipo di pesce, carne e verdura.
Abbandonata presto la visita del mercato, ci avviamo lungo la Ribera, dalla quale vediamo la Estacion de Santander (La Concordia); raggiungiamo poi il Teatro Arriaga, che, dopo un incendio, è stato ricostruito sullo stile dell’Opera di Parigi; nelle vicinanze è stato allestito un carino mercatino equo-solidale.


Attraversando il Puente del Arenal, ci avviamo lungo la Gran Via Don Diego Lopez de Haro, la via dello shopping bilbaino, sulla quale si affacciano una enormità di negozi; questo prima di essere risucchiati all’interno del Corte Ingles, una vera e propria istituzione per tutti gli spagnoli, all’interno del quale si trova ogni bene di consumo, dal giocattolo al vestito di lusso, al pane, all’agenzia di viaggi fino all’assicurazione dell’auto.
Giungiamo così fino a Plaza Moyua, una grande piazza di forma ellittica, molto curata e sulla quale si affaccia il palazzo della BBVA (una delle tante banche dei Paesi Baschi) e caratterizzata dalla presenza delle entrate della metropolitana, i cosiddetti Fosterritos (dal nome dell’architetto che li ha disegnati), strutture in acciaio inossidabile e vetro che fuoriescono dal sottosuolo come fossero prolungamenti delle gallerie sotterranee nelle quali corrono i treni.


Ormai sono le 14 e, come ogni spagnolo, cerchiamo un posto dove pranzare; dopo una lunga ricerca entriamo nella Cafeteria Tayda (Gregorio de la Revilla 2): tipico locale da tapas con ottimi bocadillos e combinados.
Dopo pranzo ci avviamo verso il Parque de Casilda Iturrizar, il quale ospita anche il Museo de Bellas Artes (Museo Plaza 2); qui visitiamo l’intera collezione permanente ed anche quella temporanea (Entre Picasso y Debuffet ) per soli 4 euro (sconto studenti al di sotto dei 26 anni); nel museo sono affascinato dalle opere di Jorge Oteiza, uno scultore spagnolo astrattista di cui non avevo mai sentito parlare prima, ma che mi ha lasciato stupefatto dalla sua capacità di astrazione.


Usciti dal Museo, attraversiamo poche strade e ci troviamo davanti all’entrata del Museo Guggenheim Bilbao, opera dell’architetto canadese Frank Owen Gehry ed anticipato dalla grande opera di Jeff Koons denominata Puppy, una scultura floreale che raffigura un cane ed accoglie i visitatori del museo.


L’edificio di Gehry è veramente impressionante: il rivestimento in titanio e la luce naturale lo fanno risplendere ed al tramonto i riflessi di luce lo rendono ancor più bello.
Stanchi, ma con il pensiero che l’indomani avremmo visitato l’intero edificio, ci rifugiamo nel vicino centro commerciale Zubiarte, opera dell’architetto americano Robert Stern, che si trova sulla riva sinistra del Nervion a pochi passi dal Puente de Deustu.
Essendo ancora presto per cena, giriamo qualche negozio ed infine ci rifocilliamo con ottimi bocadillos presso Krunch, una specie di McDonalds tirolese nell’aspetto ma con piatti tipici spagnoli (da provare le croquetas de jabugo, crocchette di patate ripiene di formaggio fuso e prosciutto crudo e gli jalapeños, peperoncini piccanti fritti e ripieni di formaggio).
Visto il freddo, prendiamo l’ultimo bus che va verso Zorrotzaurre e torniamo in hotel per la notte.


Giorno 3 - Deframmentazione d’orchestra in un fiore di titanio
È finalmente giunto il grande giorno; non dico che siamo venuti a Bilbao solo per il Guggenheim, ma sinceramente è l’edificio che più mi interessa e devo dire che non mi delude affatto, come invece avevo letto era capitato a qualche altro turista che se lo immaginava più bello e più interessante.
Ci svegliamo e prima di uscire facciamo colazione con calma; solito bus fino a Deusto e poi a piedi percorriamo Avenida Lehendakari Aguirre, particolare per le fioriere piene di ciclamini multicolori che dividono i sensi di marcia, fino a Plaza San Pio X; da qui scendiamo sulla riva destra del Nervion e proseguiamo fino al Puente Pedro Arrupe, opera dell’ingegnere José Antonio Fernández Ordóñez, che per il progetto si è ispirato ad una libellula (o più verosimilmente, come dice Laura, ad una lucertola) che posa le zampe sulle due rive del fiume; questo ponte è in realtà uno degli attraversamenti più recenti e più belli di Bilbao, ma anche una delle posizioni migliori per fotografare il Guggenheim.


Attraversato il ponte, ci ritroviamo di fronte al Guggenheim, saliamo le scale fino alla piazza superiore e le ridiscendiamo per raggiungere l’entrata.
Sono ormai le 10 e 30 e finalmente, dopo una breve coda ed aver lasciato giacche e borse al guardaroba, entriamo in uno dei musei contemporanei più affascinanti e più belli del mondo.


Il biglietto è di 8 euro, ma per gli studenti solo 6,50€, audioguida in italiano inclusa che, oltre a commentare le opere esposte, fa anche una breve ma utilissima introduzione sulle caratteristiche dell’edificio, sul pensiero di Gehry e sulle difficoltà affrontate nella costruzione.
Le sale espositive si estendono su tre piani: al piano terra vi sono le sale che accolgono l’esposizione permanente costituita in gran parte da opere di artisti contemporanei come Dan Flavin, Louise Bourgeois, Jeff Koons, Jean-Michel Basquiat, Miquel Barcelo... e dall’installazione di Richard Serra “The matter of time”, composta da una decina di sculture in acciaio e che occupa l’intera sala denominata “El pez”, la quale scivola fin sotto al Puente de la Salve; da El Pez si raggiunge la caffetteria interna del museo dove pranziamo.
Per le celebrazioni del decimo anniversario dall’apertura del museo, al secondo piano è ospitata la mostra temporanea “Art in the USA - 300 years of innovation”, una raccolta di opere che raccontano l’arte statunitense dal 1700 fino ai giorni nostri attraversando i periodi storici e le correnti artistiche più importanti. Da non perdere le opere dal 1945 al 1980 fino a quelle più contemporanee di “Multiculturalism & Globalization”, che comprendono dipinti, fotografie ed installazioni di artisti come Andy Warhol, Roy Lichtenstein e dello svedese, ma americano d’adozione, Claes Oldenburg.
Infine, saliamo al terzo piano dove, dal 17 ottobre 2007 al 3 febbraio 2008, è ospitata l’esposizione “Chacun à son goût”, una raccolta di opere di giovani artisti baschi per lo più ancora sconosciuti, fra i quali Maider Lopez, Aitor Ortiz e Ibon Aranberri.
Dalle 17 assistiamo ad una rappresentazione musicale all’interno del museo: un gruppo di musicisti classici disposti singolarmente nelle diverse sale, che cambiando continuamente collocazione spostandosi da una postazione all’altra a tempo di cronometro, suonano brevi melodie che rendono l’atmosfera all’interno del museo veramente suggestiva.
Quando usciamo sono ormai le 19; per questo vi consiglio di dedicare alla visita del Guggenheim un’intera giornata: con calma guardatevi attorno, toccate la chiara pietra fredda, sfiorate le esili ma resistentissime lamine di titanio, fatevi coinvolgere dalle sue sinuose forme e dalle sue opere, attraversate le installazioni di Richard Serra, salite con gli ascensori vetrati sino al terzo piano ed ammirate la vista dell’atrio dall’alto, passeggiate nel bookshop (a dire il vero molto caro!) e non perdetevi le tortillas di patata e gli squisiti dolci della caffetteria e, se potete, concedetevi una cena al ristorante del museo consigliato da molte guide.


L’aria è fredda, ormai il sole è sceso e ci rifugiamo nuovamente a Zubiarte, che di sabato è affollatissimo di bambini e ragazzi.
Cena e niente vita notturna; quando arriviamo in hotel è appena cominciata la partita di calcio della nazionale spagnola che, a dir la verità, non mi sembra molto sentita nei Paesi Baschi, soprattutto in confronto alla vera e propria passione che i bilbaini hanno per l’Athletic Club.


Giorno 4 - Churros
Ultimo giorno a Bilbao. Ci svegliamo tardi - in fondo di domenica l’hotel serve la colazione fino alle 11 - e risaliamo a piedi la riva destra del Nervion fino al Palazzo Euskalduna, opera di Federico Soriano e Dolores Palacios; l’edificio è ispirato allo scafo di un’imbarcazione e racchiude sale per la musica, sale congressi, auditorium ed è stato costruito sul sito occupato fino a pochi anni fa dall’ultima industria bilbaina produttrice di navi, smantellata negli anni Novanta per lasciare posto in seguito a questo nuovo edificio la cui costruzione iniziò nel 1994 e terminò cinque anni più tardi.


Saliamo lungo la riva sinistra del fiume fino al Guggenheim; è una bella giornata, il sole è caldo e mi concedo ancora qualche posa con l’opera di Gehry che di domenica diviene punto di ritrovo per tutti i bilbaini che portano i figli nelle numerose zone verdi ed aree di gioco che si trovano attorno al museo.


Continuiamo la passeggiata fino al ponte Zubizurri opera di Santiago Calatrava; ancora qualche foto e prendiamo il tram dalla vicina stazione Uribitarte fino alla stazione Ribera per cercare un locale nel Casco Viejo fuori dal quale, due giorni prima, avevamo visto un’invitante insegna raffigurante churros con cioccolata calda. Purtroppo di domenica i locali del centro storico della città sono chiusi; sconsolati ci dirigiamo verso il Guggenheim nelle vicinanze del quale c’è la partenza per il giro della città col bus panoramico (12€ ridotto a 10€ per gli studenti); tour di un’ora e mezza con audioguida in spagnolo per le vie della città e, guarda caso, passando in Paseo de l’Arenal veniamo attratti da una grande scritta luminosa “churros” che fa illuminare il volto di Laura.
Così, finito il tour, riprendiamo il tram dalla stazione Guggenheim e raggiungiamo Arriaga; attraversiamo la piazza su cui si affaccia il teatro ed entriamo nel locale che a quest’ora è pieno di gente che assapora i churros con la cioccolata calda amara, tipico break pomeridiano spagnolo (meglio del the delle cinque del Regno Unito). Un simpatico cameriere ci porta due tazze di cioccolata ed un piatto di deliziosi churros, morbidi bastoncini di pastella fritti da intingere nella cioccolata per la modica cifra di 4€ (in Italia i bar servono la cioccolata calda per 3€ o 3,50€ e se venite sul lungolago d’Iseo riuscite a pagarla anche 5 o 6 euro...); nel frattempo socializziamo con una dolcissima bimba italo-inglese che ci sorride dal tavolo vicino. Felici e contenti per i churros e per la nuova amicizia, cerchiamo un ristorante tranquillo con piatti tipici per festeggiare il compleanno di Laura, ma stanchi dopo un lungo girovagare, ci ritroviamo nel locale della prima sera.


Giorno 5 - Agur Bilbao, Hola Palma
Con calma ci svegliamo; oramai le valigie sono pronte e dopo colazione raggiungiamo a piedi (mai decisione fu più sbagliata) Plaza Moyua, da dove prendiamo il bus fino all’aeroporto di Sondika che raggiungiamo in venti minuti con un buon anticipo che ci permette di fare con calma il check-in e di ammirare l’intero edificio, anche questo opera di Calatrava e denominato “La paloma” per le sue forme simili ad una colomba con le ali spiegate al vento.


Ci imbarchiamo in perfetto orario e come da tabella di marcia il Boeing 737-700 dell’Air-Berlin decolla alle 12:10.
L’aereo fa rotta verso la zona di Portugalete e Getxo; il cielo è sereno e la vista del porto di Bilbao e del Puente Colgante dall’alto è incredibile: l’acqua torbida del Nervion diventa pian piano di un blu profondo ed all’orizzonte solo l’acqua dell’Oceano Atlantico.
Nemmeno un’ora di volo e l’aereo scende e tocca il suolo maiorchino; attraversiamo centinaia di metri di terminal fino alla zona di recupero dei bagagli, li ritiriamo in pochissimo tempo e decidiamo di pranzare in aeroporto in una specie di fast-food curato nell’arredamento ma decisamente votato al turismo (2,80€ per un gelato confezionato mi sembrano decisamente troppi) come del resto tutta l’isola delle Baleari.
Usciti dall’aeroporto prendiamo il primo autobus che raggiunge in poco tempo il centro della città.
La temperatura rispetto a Bilbao è decisamente più alta e si notano per strada i soliti turisti tedeschi in pantaloncini e maglietta a maniche corte (il 19 di novembre 26°C sono decisamente una meraviglia per visitare il capoluogo della Comunità autonoma delle Isole Baleari).
Scendiamo al Parc de les Estaciones, vicino a Plaza de España ed in breve tempo raggiungiamo l’Hotel Colon, a pochi passi dalle vie del centro storico.
Un po’ di riposo, una doccia (fredda per dire la verità) e iniziamo a passeggiare per le strade di Palma, per lo più zone a traffico limitato ricche di negozietti tipici. Facciamo qualche acquisto e notiamo la presenza di moltissimi turisti, per lo più nonnini tedeschi ed inglesi che trascorrono le loro vacanze nel mezzo del Mediterraneo in pieno autunno a temperature miti.
Cerchiamo un ristorante dove passare la serata; in particolare cerchiamo “El Asador de Aranda”, nella zona di Plaza de las Tortugas, segnalato da Via Michelin, ma sfortunatamente capitiamo a Palma di lunedì che guarda caso è il giorno di chiusura del locale.
Così scendiamo verso il mare e, nelle vicinanze della cattedrale, troviamo una via piena di locali tipici carini; sono solo le 20 e pensando agli orari spagnoli (cena alle 22) convinco Laura a prenderci una caña come aperitivo accomodandoci sulle poltroncine esterne di un locale.
Torniamo quindi verso i ristoranti visti prima; ne scegliamo uno molto carino con un ragazzo che suona la chitarra e canta dal vivo canzoni in lingua spagnola; ci accomodiamo ma al momento di ordinare ci dicono che la cucina chiude alle 22 e che ci sono solo tapas. Così scegliamo una tempura di gamberi e calamari e ceniamo a lume di candela, accompagnati dalla calda voce del cantante, veramente bravo e gentile. Scegliamo due tipici dolci spagnoli: una crema catalana per Laura e un Gatto maiorchino per me. Purtroppo il locale sta per chiudere, paghiamo ed usciamo; per le strade non c’è più nessuno, esattamente come avevo letto su qualche sito internet che non consigliava Palma di Maiorca per la vita notturna perché troppo tranquilla.
Ci rifugiamo in hotel per addormentarci con l’idea che le nostre tanto attese vacanze stiano per finire, anzi finiranno fra poche ore.


Giorno 6 - A spasso per Palma
Ci alziamo per le 9, prepariamo le valigie e le lasciamo in hotel fino alle 18 (ottima cosa visto che il volo era previsto per le 21). Entriamo da Bocatta per la colazione e ci avviamo verso La Seu, la cattedrale in stile gotico catalano del XIII secolo con i fantastici giardini e le fastose decorazioni che si affacciano direttamente sul Mar Mediterraneo.


Guardiamo da lontano le navi da crociera che si stagliano all’orizzonte ripromettendoci prima o poi di attraversare l’intero Mediterraneo su una di queste immense città galleggianti; da qui ci avviamo verso il Museo Es Baluard, un museo d’arte contemporanea ricavato dalle antiche mura che circondano la città. La visita è consigliata e l’edificio è veramente interessante sia dal punto di vista architettonico, opera dello studio SCT, sia per le opere contenute tra cui un’importante collezione di opere di Joan Mirò.


Pranzo da Bocatta e pomeriggio dedicato ai negozi del centro con una capatina al Museu d’Art Espanyol Contemporani ed una alla Xocolateria Rosaledas per un’altra ottima cioccolata calda con churros.
Ritiriamo le valigie, viaggio in bus fino all’immenso aeroporto maiorchino, check-in, cena in una birreria tedesca a base di Würstel e Weissbier, decollo perfetto alle 21 ed atterraggio in anticipio alle 22 e 50.
Vacanza finita. Ma non appena l’aereo dell’Air-Berlin ha toccato la pista dell’aeroporto di Orio al Serio ho iniziato a pensare al nostro prossimo viaggio...
A presto quindi... per raccontare la prossima avventura.


Buon viaggio!



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